domenica 26 maggio 2013

CHAMPIONS LEAGUE – Bayern Monaco – B.Dortmund 2 a 1, i bavaresi campioni d’Europa


Sembrava dover essere la solita finale stregata, per il Bayern Monaco e per Arjen Robben. Quell'ala mancina che nel 2012 aveva sbagliato un calcio di rigore nei tempi supplementari della finale contro il Chelsea e che col Borussia ha vissuto un primo tempo da incubo con un numero impressionante di occasioni fallite davanti alla porta di Weidenfeller.
MALEDIZIONE CANCELLATA. E invece proprio lui, all'ultimo respiro, ha regalato la Champions League al Bayern Monaco, capace di battere 2-1 un Dortmund che avrebbe meritato di più, e, soprattutto, di cancellare la tradizione negativa che aveva portato i bavaresi a perdere due finali negli ultimi tre anni.
E quella corsa verso i tifosi la dice lunga. Non c'era gioia negli occhi di Robben, ma rabbia. Per le troppe critiche ricevute negli ultimi anni, la più recente arrivata addirittura dal presidente del club Franz Beckenbauer, che lo riteneva responsabile di più di una sconfitta, di qualche trofeo mancato.
DUE DRIBBLING E TOCCO MORBIDO. Ma i campioni sono fatti così. Compaiono all'improvviso, quando nessuno se lo aspetta più e nell'aria c'è già l'odore dei tempi supplementari. Due dribbling, uno slalom tra Hummels e Subotic, il tocco morbido a superare Weidenfeller. Perché la potenza non serviva, era già stata inutile nel primo tempo, quando per due volte l'olandese aveva sparato addosso al portiere avversario.

Suo anche l'assist per l'1-0

Ci ha messo anche un assist Arjen, quello per l'1-0 momentaneo di Mandzukic, arrivato in apertura di secondo tempo. Un passaggio nato dall'incapacità di trovare lo spazio per concludere, da una palla che sembrava l'ennesima gettata via, e che invece ha trasformato la sua partita, dandole un altro senso, scrivendo un'altra storia.
DANTE DA ROSSO. In mezzo, il pareggio di Gundogan su calcio di rigore, concesso da Rizzoli per un fallo tanto evidente quanto ingenuo di Dante. Calcio nel basso ventre a Reus e il difensore brasiliano, già ammonito, graziato da un'espulsione che sarebbe stata più che giustificata.
E poi quell'incredibile recupero in scivolata di Subotic, a fermare sulla linea di porta il pallone calciato da Muller, che il solito Robben avrebbe soltanto dovuto spingere in rete.
Due istantanee dall'altra partita, quella del Borussia Dortmund, che per un tempo ha dominato sugli avversari, con pressing alto e verticalizzazioni immediate: tutto quello che era mancato a Juventus e Barcellona.
AL DORTMUND NON BASTA UNA GRANDE PARTITA. I colpi di classe di Reus, le conclusioni di Lewandoski, la regia lucida di Gundogan. Niente di tutto questo è bastato alla squadra di Klopp, che in più di un'occasione si è trovata davanti un grande Neuer, capace di parate decisive. Le api hanno ronzato fastidiosamente attorna al gigante, ma non sono state capaci di pungerlo.
Per Jupp Heynckes, invece, è l'addio dei sogni, prima di passare il testimone e una pesantissima eredità a Pep Guardiola. Bisogna ripartire da una squadra che ha vinto campionato e Champions League, e che deve ancora giocare una finale di Coppa di Germania. Il triplete, quello che rese celebre Pep alla prima stagione sulla panchina del Barcellona e che resta ancora il più dolce ricordo dei tifosi interisti, è dietro l'angolo. Eppure in Baviera si cambia, e i primi a farne le spese sono i due eroi di Wembley: Heynckes e Robben. Follie del calcio.
Sabato, 25 Maggio 2013

Fonti:http://www.lettera43.it

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